C’era una volta Sul Monte Cristallo uno splendido castello reale in cui viveva una bellissima principessa, la cui mano era stata già chiesta da molti principi e ricchi signorotti.
Ma tutti erano ritornati a casa umiliati, non essendo fino ad allora stati capaci di superare la prova che la principessa imponeva ai suoi pretendenti.
Essa sarebbe infatti andata in moglie, portando in dote tutto il suo regno, a chi fosse riuscito a raccontare una storia che parlava di lei, che però lei non conosceva e che inoltre fosse anche verosimile.
Tutti i pretendenti avevano fino ad allora fallito la prova.
Un giorno la principessa udì uno dei suoi cortigiani cantare una canzone che le piacque molto.
Allora lo fece chiamare a sé e gli chiese dove avesse sentito quella canzone.
Il cortigiano rispose di averla sentita da un pastore che era solito portare le sue pecore al pascolo sulle pendici del monte.
Il pastore si chiamava Bertoldo ed aveva visto una volta la principessa raccogliere i fiori, innamorandosi di quella visione celestiale.
Il pastore cominciò da quel giorno a scrivere canzoni e poesie ispirate e dedicate alla sua dolce ossessione.
La principessa, incuriosita, cominciò a chiedere del pastore, scoprendo che anche Bertoldo un giorno andò al castello per chiedere la mano della principessa, ma non gli fu permesso nemmeno di entrare perché un pastore non poteva essere degno di presentarsi al cospetto di un nobile, e tanto meno dinanzi a colei che era destinata ad essere la regina.
La principessa esplose in un’ira profonda intimando ai suoi servitori di portarle il pastore.
Doveva essere lei e solo lei a decidere chi doveva avere la sua mano.
Immaginatevi la sorpresa del pastore vedendosi arrivare presso la sua povera dimora il drappello reale che portava la notizia che la principessa voleva vederlo subito.
Quando fu al cospetto della principessa Bertoldo si prostrò in un profondo inchino e con un sorriso di felicità esordì così:-"La storia che intendo narrare risale a molto tempo fa, quando risiedevamo nell'isola felice, il luogo in cui vivevamo nella gioia prima di arrivare sulla terra.
Lì ciascuno di noi aveva un suo compito.
Voi, bella principessa, eravate una regina, stimata da tutti i vostri sudditi per la Vostra bontà e giustizia, amata soprattutto per i Vostri meravigliosi occhi turchini, al cui sguardo ciascuno si sentiva rallegrato.
Io invece ero un pastore e passavo tutti i giorni sotto alla Vostra finestra suonando per Voi un gaio stornello.
Per me questo momento era il più bello della giornata.
Un giorno però venne un angelo ed annunciò che noi tutti dovevamo cominciare la nostra vita terrestre.
Egli si informò con la massima precisione su come ciascuno avesse svolto il compito che gli era stato assegnato e si rese conto che quasi nessuno aveva fatto il suo dovere, ad eccezione di Voi, mia principessa e di me.
L'angelo ci lodò molto e ci permise di esprimere un desiderio ciascuno, che si sarebbe realizzato in seguito sulla terra.
Io ero seduto accanto a Voi e guardavo i Vostri splendidi occhi azzurri e non potei fare a meno di desiderare che conservaste questi occhi anche sulla terra.
E Voi principessa a Vostra volta chiedeste che il mio più grande desiderio fosse esaudito sulla terra.
Vedete principessa,concluse Bertoldo, il mio desiderio è stato esaudito, ma non sono sicuro che l'angelo abbia ascoltato la Vostra preghiera e voglia soddisfare il mio più grande desiderio."
La principessa sorrise e stese la propria mano al raggiante Bertoldo, come per donargli sé stessa e il suo regno, dato che aveva brillantemente superato la prova.
Il nome Bertoldo è rimasto da allora strettamente legato al Monte Cristallo, infatti gli abitanti di Ampezzo lo chiamano tuttora "Croda de Bertoldo" (massiccio di Bertoldo)
La Formica Zaffiro
Come posso cominciare a narrarvi delle vicende del piccolo mondo, che saranno il filo conduttore di questo blog? Di storie il piccolo mond...